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giovedì 29 marzo 2007

Amalfi


Amalfi

Amalfi è un comune di 5.421 abitanti della provincia di Salerno.
Dà il nome all'omonimo tratto della penisola su cui sorge, la costiera amalfitana, che dal 1997 è stata dichiarata dall'UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

Storia
La sua fondazione viene fatta risalire ai Romani (il suo stemma reca la scritta Descendit ex patribus romanorum). Nel IX secolo divenne una delle Repubbliche marinare rivaleggiando con Pisa, Venezia e Genova per il controllo del Mediterraneo.
Il Codice Marittimo di Amalfi, meglio noto col nome di Tavole Amalfitane, ebbe una grande influenza fino al XVII secolo.
Amalfi raggiunse il proprio massimo splendore nell'undicesimo secolo, dopodiché iniziò una rapida decadenza: nel 1131 fu conquistata dai Normanni e nel 1135 e 1137 saccheggiata dai pisani.
Nel 1343, poi, una tempesta con conseguente maremoto distrusse gran parte della città.

Il più celebre monumento di Amalfi è certamente il Duomo in stile arabo-siciliano e dedicato al Santo patrono Andrea.
La sua costruzione fu iniziata nell'XI secolo e completata con molte aggiunte successive. Si contraddistingue per l'imponente facciata, i portali in bronzo realizzati nel 1066 a Costantinopoli, per il bellissimo Chiostro del Paradiso e per la famosa scalinata.

Per tradizione, ogni anno un equipaggio di vogatori amalfitani partecipa alla Regata delle Repubbliche marinare sfidando armi delle tre omologhe città.
Anche se non è storicamente provato, la bussola sarebbe stata inventata dall'amalfitano Flavio Gioia e pare che proprio i navigatori amalfitani siano stati i primi ad usarla.
Particolarmente fiorente nella storia della città, e tuttora viva, è l'industria cartaria, legata alla produzione della pregiata carta di Amalfi.

Duomo di Amalfi

Storia
In origine le basiliche erano due, ed entrambe a tre navate: la prima corrisponde al Duomo vecchio eretto dal duca Masone II attorno al Mille: la seconda eretta a metà del IX secolo è più ampia con trasetto. In quei tempi i due luoghi di culto venivano ad essere officiati contemporaneamente come avveniva in tutte le chiese paleocristiane della Campania. La basilica venne trasformata nei primi decenni del XIII secolo sotto l' arcivescovo Matteo Capuano e il cardinale Pietro Capuano, entrambi unirono i due luoghi di culto in uno solo a cinque navate. Ulteriori ampliamenti e ricostruzioni avvennero tra il XVI secolo e il XVIII secolo che gli ha conferito la veste attuale.

Il Complesso

Esterno
La facciata attuale è stata costruita nel XIX secolo da Enrico Alvino coadiuvato da un' elitè di discreti architetti, la riedificazione è avvenuta dopo il crollo di quella originale. Il progetto dell' Alvino si presenta con una facciata neogotica preceduta da un corridoio che collega il campanile, il chiostro del Paradiso e la chiesa-cappella del Crocifisso.
Il Campanile
Esistente dal 1180 e compiuto nel secolo successivo; nel XVIII secolo venne restaurato e successivamente manomesso. L' esterno si compone di un piano di bifore e unp di trifore, con coronamento arabeggiante e copuertura ad embrici maiolicati gialli e verdi.
Interno
Il portale maggiore, nella cui lunetta è un affresco di Domenico Morelli e Paolo Vetri, e chiuso un da una porta in bronzo fusa a Costantinopoli.
L' interno, rimaneggiato in forme barocche, ha una pianta a basilicale con trasetto e abside, il tutto è rivestito da da marmi commessi e racchiudenti colonne antiche. Le navate sono coperte da un soffitto a cassettoni. Nelle cappelle sono coservate opere di arte Gotica e Rinascimentale.
Chiesa-Cappella del Crocifisso
La chiesa fu eretta nell' Alto Medioevo e restaurata nel periodo barocco, nel 1931 venne restaurata ulteriormente con l' eliminazione di sovrastrutture barocche, fu abbandonata per decenni e riaperta con un' ennesimo restauro nel 1996.
L' interno, a tre navate divise da colonne reggenti archi rialzati, leggemente acuti sulla quale è posto un matroneo sono conservate opere risalenti al periodo Gotico e alcuni sarcofagi romani, la maggior parte delle decorazioni sono state trasportate all' interno del museo diocesano.

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