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giovedì 14 giugno 2007

Costellazione Bootes (Bifolco)



Siccome la nostra stellina "Evanescence" si trova nella costellazione Bootes (Bifolco)... ne parliamo un pò!! In fondo è anche un pò nostra ormai!!!


BOOTES, IL BIFOLCO

Questa antichissima costellazione, che sembra essere antecedente al periodo ellenico, è molto estesa: si estende fra i 7 e i 55 gradi di declinazione. Ha la forma di un rombo, simile a quella di un aquilone, con il vertice rivolto verso il Polo Nord celeste.

Il suo nome in greco antico significa "bifolco" o "contadino": per gli antichi Romani, come per altri popoli antichi, Bootes rappresentava il custode dei "septem triones", i sette buoi che compongono il Grande Carro e che definiscono appunto la direzione del "settentrione", il punto del Polo Nord Celeste attorno al quale ruotano.

Questo paragone fra un evento astrale (la lenta rotazione di Bootes e delle sette stelle attorno a un punto del cielo) e una situazione della vita comune (il pastore che conduce il suo gregge) testimonia l'importanza che il cielo rivestiva per l'uomo fin nel più lontano passato.

La stella più brillante di Bootes è Arturo: il suo nome deriva dal greco "arctos-oura", che significa "coda dell'orsa". La stella si può trovare infatti prolungando la curva definita dalle 3 stelle del timone del Grande Carro, nell'Orsa Maggiore. Arturo è una stella gigante rossa, 100 volte più brillante del Sole e distante soli 36 anni luce. Con una magnitudine di 0.06, è la stella più luminosa del cielo boreale e la quarta di tutto il cielo, dopo Sirio, Canopo e Alfa Centauri. Capita a volte di poterla individuare anche durante il giorno, perfino con un telescopio modesto.




I miti dell’Orsa maggiore

Mitologia greca

La bellissima Callisto era una ninfa della corte di Diana. Giove l’aveva vista e se ne era innamorato; prendendo le sembianze di Diana l’aveva avvicinata e poi sedotta. Diana quando si accorse che Callisto aspettava un figlio da Giove la scacciò via e lei, errando per boschi, partorì suo figlio Arturo. Giunone infuriata la condannò a essere trasformata in un’orsa. La povera Callisto divenuta orsa non fu più riconosciuta da suo figlio che scappò via e venne allevato da una famiglia di cacciatori. Crescendo divenne un bellissimo giovane, molto abile nel cacciare . Un giorno si preparava a colpire col suo arco una grossa preda quando incontrò lo sguardo della bestia, uno sguardo noto e amato: lo sguardo dell’orsa Callisto. Giove dall’Olimpo vide quegli sguardi che si cercavano, fermò la mano del giovane prima che potesse commettere un matricidio e li portò in cielo.
Da allora l’Orsa (maggiore) e Arturo (della costellazione del Bifolco-Bootes) si guardano sempre e ruotano insieme intorno alla Stella Polare. Giunone, ancora più infuriata di vedere Callisto collocata in cielo come costellazione, mise in moto i suoi poteri e la condannò a non potersi mai bagnare nelle acque del mare dell’emisfero boreale. Infatti l’Orsa Maggiore non scende mai sotto l’orizzonte nel nostro emisfero

Mitologia dei popoli Navahos ( indiani degli Athabasca – U.S.A. )
Il Freddo uomo del Nord o primo uomo (Carro Maggiore) e la Prima donna (Cassiopea) si trovano l’uno di fronte all’altro con al centro il Fuoco del focolare ( la Stella Polare). Essi mai si allontanano da questa parte del cielo e nessuna costellazione si avvicina per interferire nella loro vita quotidiana. Questa sistemazione delle costellazioni stabilisce una legge che dura fino ai giorni nostri: ”Solo una coppia può vivere nella stessa tenda”.

Mitologia dei popoli Irochesi ( indiani del Nord America)
Segui il movimento delle sette stelle del Carro Maggiore: le quattro del Carro rappresentano un grande orso , le altre tre (il timone) sono tre coraggiosi cacciatori che lo seguono sulle montagne.
Il più vicino all’orso è l’arciere, il secondo trasporta sulle spalle una pentola (la stella Mizar con la compagna Alcor), il terzo sta più indietro per raccogliere la legna per il fuoco.
In primavera, nella prima sera si vedono verso Est i tre cacciatori inseguire l’orso su per la montagna. Nei caldi giorni d’estate la caccia prosegue in cima alla montagna dove fa più fresco e le sette stelle sono alte nel cielo. Alla fine dell’estate i tre cacciatori si appostano alla base della montagna, l’arciere prende la mira e ferisce l’orso; il suo sangue cola e finisce sulle foglie degli alberi tingendole di rosso: arriva l’autunno. Tutti si rifugiano nelle caverne per passarvi il freddo inverno e le sette stelle sono basse sull’orizzonte. Finisce l’inverno e arriva la primavera, la ferita dell’orso si è rimarginata e i tre cacciatori hanno superato lo scorno di aver soltanto ferito l’orso. Ripartono per la caccia e riprendono a inseguire l’orso.

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