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venerdì 22 giugno 2007

Torino: Uragano 20/06/07



Nella mia città mercoledì 20 giugno verso le 18.00 circa si è scatenato un uragano davvero terribile, pioggia fittissima, vento forte e anche la grandine... ha fatto dei bei danni...


Pensate che io ero in centro a Torino con la macchina e i tergicristalli non ce la facevano a togliere dal vetro tutta l'acqua che cadeva... il vento mi spostava la macchina e sulle strade ci saranno stati 30 cm d'acqua... che paura!!


Non dov'ero io, ma è anche successo, che sono state scoperchiate case ed edifici, alcuni alberi sono stati buttati per terra dalla tempesta di vento e grandine e la collina di Torino è franata.


Vi mostro alcuni articoli che spiegano questa cosa e vi faccio vedere immagini e video che sicuramente rendono meglio l'idea di qualsiasi altra spiegazione.



La città in ginocchio: pioggia, grandine e raffiche di vento. Traffico in tilt, negozi allagati, alberi abbattuti
LODOVICO POLETTO
TORINO
Sono bastati 90 minuti: un’ora e mezza di pioggia, grandine e vento di intensità e violenza quasi da uragano tropicale, e la città è andata in tilt: allagata, ferita e piegata da un diluvio che mai aveva sferzato la città con così tanta intensità. Il risultato, già dopo un’ora di pioggia, è sotto gli occhi di tutti: alberi sradicati dalla furia del vento e scaraventati in mezzo alla strada, strade trasformate in torrenti così impetuosi che travolgono fioriere e dehors, e trascinano nell’acqua motorini parcheggiati lungo la strada. E non è finita lì. Se il ponte sul Po di corso Dante è un corso d’acqua nel quale navigano, a velocità da lumaca, colonne di automobili, è corso Casale la strada dove il disastro è più evidente. «Un auto è caduta nel fiume all’altezza del civico 23» gracchia la radio dei vigili del fuoco. Per fortuna in zona ci sono le squadre del 115 e l’autista lo tirano fuori. All’incrocio tra il ponte di corso Vittorio e corso Casale c’è il delirio. Colonne d’acqua scendono dal controviale di corso Fiume e si scaricano a destra e sinistra del ponte, sulla strada. Risultato? Decine di auto inchiodate al centro della carreggiata con l’acqua a metà portiera e i passeggeri bloccati all’interno. Tra loro c’è Loretta Zagolin, 31 anni, prigioniera nella sua Panda. La salva Alberto Mancini, 20 anni, barista al Caprera. Ormai entrato nei panni del soccorritore, bagnato sino all’addome, e aiutato ad un amico, Beniamino Balaciano, va ad aiutare gli altri automobilisti bloccati in quel lago. In ragazzi entrano in acqua e spingono «in salvo»le auto in panne. Ma la riconoscenza non è di questo mondo: qualcuno neanche ringrazia. Soltanto Loretta è grata; e con lei anche un turista svizzero che regala ai ragazzi una banconota da 10 euro. Dall’altra parte del ponte la situazione è ancora peggiore. Cremeria Umberto: il dehor è un ricordo. Pasticceria Maggiora di corso Fiume è ridotta un disastro. I titolari, Sergio e Cinzia Sechi, un ora dopo l’uragano, cercano ancora di sistemare il locale: «E in cantina abbiamo più di un metro d’acqua». Automobilisti bloccati da 80 centimetri di fanghiglia davanti alla chiesa di Sant’Agnese. Mario Rocca, 69 anni, e la figlia Gisella, si sono trovati lì in mezzo per caso. E hanno avuto paura: «Terrore che l’acqua aumentasse ancora e che l’auto venisse trascinata nel Po. Sa, il fiume è a due passi».Allarmi continui alle radio di polizia, carabinieri, e vigili urbani che cercano di domare il traffico impazzito. La violenza dell’uragano fa crollare la casa di riposo geriatrica Carlo Alberto, in corso Casale 56. Per gli ospiti, tanta paura ma nessun ferito. In zona Madonna del Pilone l’acqua s’infila in chiesa: ce n’è più di un metro. E ancora, alcuni anziani rimangono bloccati nella bocciofila: vengono portati via a braccia. Corso Novara è un lago. Strada Altessano lo stesso. I vigili del fuoco rispondono centinaia di interventi: corso Casale è un tappeto di rami staccati dalla furia del vento. Alle 20 non piove più. Ma la città è ancora in tilt e si lecca le ferite.


"La collina è franata all'improvviso"
Strada Mongreno, 80 metri inghiottiti da acqua e fango
CLAUDIO LAUGERI
TORINO
Ottanta metri di collina inghiottiti dal nulla, una gola di bosco trascinata via dalla forza della valanga d’acqua caduta dal cielo e finita a inzuppare il terreno fra strada Comunale del Cartman e strada Mongreno. «Tutta colpa di quell’”anello verde” voluto dal Comune per collegare Superga a Cavoretto» tuona Gian Paolo Caprettini, docente di Semiologia del Cinema e della televisione all’università di Torino, nonché residente in una casa lambita dalla frana. La terra ha trascinato con sé muri di cinta, giardini, persino una piscina. Ancora Caprettini: «Mia figlia era a casa, mi ha chiamato allarmata. Diceva che filtrava acqua dal tetto, in cucina. Pensavo volesse scherzare, visto il maltempo. Ma la situazione era drammatica davvero, mezz’ora dopo sono arrivato sul posto e ho potuto vedere con i miei occhi la devastazione».La frana ha coinvolto alcune abitazioni del borgo, tra i civici 150 e 160. Una quindicina di residenti sono fuggiti dalle case e quasi tutti hanno preferito trascorrere la notte altrove per precauzione. Persino i soccorritori hanno avuto difficoltà a raggiungere il borgo, a causa del fiume d’acqua e fango scivolato lungo la collina e tracimato anche sulla strada. Per precauzione, i vigili del fuoco hanno utilizzato anche un elicottero per controllare la situazione. Con ogni probabilità, oggi saranno predisposti i sopralluoghi per valutare le condizioni di sicurezza per gli abitanti della zona. «Ve lo ripeto, la colpa è di quel maledetto sentiero - incalza Caprettini -. Ho la relazione di un geologo che spiega come quel lavoro fosse da evitare. Il Comune lo ha fatto lo stesso. Questo significa che l’Amministrazione di palazzo civico ha una responsabilità ben chiara in quanto è accaduto. Ci sono case distrutte, danni pazzeschi, per non parlare del pericolo per l’incolumità delle persone. Spero che qualcuno voglia andare in fondo a questa faccenda, non è possibile che passi come se nulla fosse accaduto».I vigili del fuoco hanno lavorato fino a notte fonda per riuscire a ripristinare la possibilità di raggiungere la parte alta della collina. Risolvere l’emergenza, innanzi tutto. Per le indagini e gli accertamenti sulle cause della frana ci sarà tempo. A partire da oggi.


"Alluvione imprevedibile, è un fenomeno chiamato flash flood"
Il meteorologo: "Una roba violentissima che dura poco"
LODOVICO POLETTO
TORINO
"Flash flood” alluvione improvvisa: una roba violenta, violentissima, ma che dura poco: mezz’ora, un’ora o poco di più. In quel lasso di tempo, però, scende tanta pioggia quanta ne scenderebbe normalmente in una settimana. Il terreno, però, non riesce ad assorbire tutta quella quantità di acqua, ed inevitabilmente si formano le alluvioni. In Italia questo non è un fenomeno così inusuale: anzi, in passato ne abbiamo avuto più dimostrazioni». Parla Mario Tozzi, geologo del Cnr, che prova a spiegare ciò che è accaduto ieri a Torino. Parla al condizionale perché, dice: «Bisognerebbe vederle queste cose per comprendere meglio. Ma la descrizione che mi hanno fatto di questa pioggia improvvisa e violenta, accompagnata da raffiche di vento, mi fa pensare proprio al flash flood. Un fenomeno che nel nostro Paese ha avuto anche esiti devastanti. Fu un flash flood a sferzare la Versilia nel 1996 e causare numerose vittime e lo stesso accadde sull’Ofanto, in Puglia. Entrambi i casi vengono ricordati perché provocarono morti e feriti. Nella casistica, però, ci sono molti altri esempi di alluvioni provocate da piogge che sono durate un attimo. Ecco, ciò che è accaduto ieri a Torino potrebbe rientrare in questo quadro».

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