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venerdì 20 aprile 2007

Il Vampiro nel tempo...


Il vampiro attraverso il tempo

Il vampiro è sempre esistito ovunque in origine era rappresentato come un'entità non incarnata, identificata con la paura per l'invisibile per una minaccia potenziale per lo sconosciuto e per l'informe. Egli stesso era rappresentato come polimorfo ed è stato spesso confuso con il goule o i licantropi. Poco importa egli si trova in tutte le culture dalla più primitiva alla più moderna: egli è il Ladro di Vite. In ogni caso oggi il vampiro non ha più queste qualità. È stato ridotto ad un morto vivente che esce dalla terra per succhiare il sangue dei viventi, un conte Dracula universalizzato: cos'è accaduto? Parrebbe quasi che di comune accordo tutti i bevitori di sangue si siano raggruppati dietro un unico viso della loro razza. Com'è possibile che sia accaduta una simile metamorfosi? Prime tracce La Grecia ci ha lasciato le sue leggende sui bevitori di vita e di sangue, così come l'impero romano, gli assiri, gli egiziani, i galli… ovunque spiriti dei e demoni hanno fatto parte dell'umana quotidianità ciò nonostante il vampiro non si confonde nell'antichità con altre forze sconosciute con le quali l'uomo si è confrontato. Egli è sempre stato identificato con la paura ignota che può prenderti in ogni momento dal buio, dall'ombra. Ma per ritrovarne le tracce nella storia dobbiamo risalire a quei sacrifici sanguinosi dedicati a creature soprannaturali che possiamo identificare come fuggite alla morte ovvero non-morte; ed ai racconti che hanno contribuito a filtrarne l'esistenza attraverso il mito e la superstizione. Ma ciò che il vampiro è in grado di fare è già contenuto in quell'atavica paura: lo si teme e si elaborano sin dall'inizio riti funerari destinati a placare la morte per impedirne il ritorno. A tal proposito sono molteplici i rituali e le offerte agli dei sanguinari in tutta l'antichità (Lilith, Baal, ecc.).

Il medioevo

Nel modo e nella misura in cui la cristianità si espande, la visione dell'esistenza si semplifica: tutte le divinità degli altri culti vengono demonizzate. A questo proposito, la chiesa cristiana dell'età media - fra il V ed il X secolo in particolare - ha fatto ricorso, nell'impossibilità di una conversione di determinati culti ostili, all'assimilazione di alcuni principi contenuti nei rituali pagani e, in alcuni casi, all'assimilazione di leggende popolari. Divenuti angeli o santi, le divinità più antiche videro i loro nomi relegati in bestiari demoniaci ed i loro simboli riciclati: fu così anche per la mitologia vampirica. A partire dal V secolo i Capitoli condannano fortemente il paganesimo e segnano l'inizio della persecuzione di tutti coloro che non si riconoscevano in un dio unico; terrorizzando tra l'altro le popolazioni con visioni infernalistiche ed apocalittiche. Nel 781, un Capitolo sassone denuncia come diabolici i culti pagani ed interdice definitivamente i rituali magici basati spesso sui sacrifici umani. I bevitori di sangue vengono così perseguiti senza distinzione ed eliminati quasi completamente. In questo periodo storico tutti coloro che erano legati agli antichi rituali di sangue e che credevano nel potenziale terrore nascosto nelle tenebre vengono distrutti e le loro pratiche vengono ben presto quasi completamente dimenticate. Nel 1031, il Vescovo di Cahors mostra nel Concilio di Limoge il primo caso di vampirismo documentato da molto tempo. Si tratta del corpo di un soldato che aveva rifiutato i Santi Sacramenti e la cui sepoltura aveva avuto delle grandi difficoltà: ogni volta che il corpo veniva interrato, veniva ritrovato in terra sconsacrata in un posto particolare lontano dalla sede del suo sepolcro originario e sempre intatto. Il corpo non ritrovò la pace se non dopo aver ricevuto l'estrema unzione ed una sepoltura adeguata. Il XII secolo il risveglio degli spiriti. Gli antichi spiriti non furono totalmente dimenticati. Nel XII secolo rifiorirono le adorazioni segrete parallelamente alla crescita della paura della chiesa: per questo motivo gran parte di essi si svolgevano di notte. Si verificano altri fenomeni come il sorgere di malattie mai viste prima e di visioni ed allucinazioni collettive causate dalla malnutrizione delle popolazioni più isolate. Accanto a questi fatti vi è anche la crescita del numero di maghi ed occultisti… ed anche dei vampiri: le loro apparizioni divengono frequenti e in circostanze differenti. Nonostante lo si confonda ancora con il goule ed il licantropo il vampiro e le sue tipiche arrivano anche in Inghilterra. Coloro che vengono identificati come vampiri sono in un tal numero che per eliminarli tutti in determinati casi la chiesa ricorre a roghi collettivi. Dei casi di vampirismo sono registrati nel "De nugis curialium" di Walter Map, nel 1193 e nella "Historia Regis Anglicarum" di William di Newburgh, nel 1196. Generalmente i casi di vampirismo collettivo sono legati allo scoppio di malattie epidemiche così come i casi di cannibalismo sono legati a periodi di carestia. Qualche data:
· 1337 un vampiro viene scoperto, impalato e ridotto in cenere in Inghilterra.
· 1343 il barone prussiano Steino Von Retten (Lauenbrug) fu sospettato di essere un vampiro.
· Dal 1346 al 1353 una epidemia di peste si abbatte sull'Europa: si crede che la malattia flutti nell'aria sottoforma di bruma e si abbatta sulle sue vittime. Solo i sacramenti religiosi sembrano avere una certa efficacia nella regressione del male.
· Nel 1347 viene registrato in Francia un altro caso di vampirismo: anche in questo caso il soggetto venne impalato ed arso.
· Nel 1414 Sigismondo di Ungheria (1368-1437) fece riconoscere ufficialmente i vampiri alla chiesa ortodossa durante un Concilio ecumenico. E' quasi scontato riferire che molto spesso erano identificati come vampiri persone che non lo erano affatto e ciò per diversi motivi: sepolture affrettate, scarsa conoscenza medica delle epidemie e di alcune malattie psicosomatiche umane. Era molto più semplice spiegare tutto con l'angoscia del vampirismo. E' altrettanto scontato riferire che non tutti i casi registrati sono attribuibili ad errori o mancanze come quelle di cui sopra.

L'età moderna

L'Europa dell'est, da sempre terreno fertile per il vampirismo, conta in questo periodo una popolazione interamente analfabeta di cui numerosi abitanti vivono isolati dal resto del mondo, sempre circondati dalla paura e dalla superstizione: la Chiesa Ortodossa è molto più clemente e tollerante rispetto alla presenza della superstizione. All'ovest la Ragione e l'Inquisizione non lasciano alcuna possibilità allo sviluppo di "culti folkloristici" . La differente mentalità si nota soprattutto per quel che riguarda il culto dei morti: la dove gli ortodossi riconoscono nei cadaveri non decomposti un segno malefico, i cattolici individuano un segno di santità. Allo stesso modo i bambini deceduti vengono considerati all'est dei potenziali vampiri, all'ovest degli angioletti. Già da tempo all'est è un fatto assodato che i morti mangiano ed ingannano e molti morti sospetti vengono sepolti con delle pietre in bocca per impedire loro di nutrirsi. Segnaliamo a tal proposito due opere che si occupano dello studio di questi riti funerari: Der Schadel von Dyhernfurth in Altschlesein, di Von Boehlich (1926) e "Scoperte archeologiche di vampiri sul territorio d'occupazione degli Slavi dell'ovest" del Prof. Rudolf Grenz dell'università di Leipzig (1952). In Valacchia, si trema ancora al semplice nome di un capo di stato sanguinario che impalava senza difficoltà i suoi stessi uomini oltre che i nemici turchi, Vlad Tepes (1430-1476) che inspirerà Bram Stoker quattro secoli più tardi. Il XVI secolo Questo secolo vede numerosi scambi culturali fra l'est e l'ovest. I viaggiatori raccontano di creature soprannaturali presenti nelle terre misteriose da loro visitate. Si racconta di epidemie vampiriche e di potenti signori locali nelle terre dell'est che vengono considerati Nosferatu. Nel 1520 sono recensiti 30.000 casi tra licantropia e vampirismo. Una psicosi generale fa ordinare alla chiesa una inchiesta ufficiale su fenomeno che essa considera ancora come una superstizione priva di qualsiasi fondamento. Infatti dopo il decimo secolo la chiesa aveva impedito il diffondersi di narrazioni, documentazioni e rituali che avevano come oggetto culti sanguinari. Nel 1552 una riforma ufficiale riconosce l'esistenza del vampiro e rende noti i mezzi per distruggerlo e prevenirne la proliferazione. A chi domanda alla Chiesa Cattolica di questa riforma essa risponde: i vampiri sono degli scomunicati a cui Dio rifiuta il riposo eterno dell'anima: i simboli della fede sono le armi contro di loro. L'esistenza del vampiro è oramai sostenuta ufficialmente e al posto di ottenere un effetto limitante le sue apparizioni aumentano notevolmente così come la convinzione che l'immortalità è a portata umana, in questa terra, attraverso il sangue. Il caso di Erzsebet Bathory (1560-1614) fa scandalo e nonostante sia evidente che non si tratti di un mostro soprannaturale, essa non fu meno mortale e sanguinaria bevendo il sangue di giovani donne e bagnandosene per ottenere l'eterna giovinezza. Qualche data:
· 1581: Lavater nel suo "Trattato sugli spettri e gli spiriti notturni" denuncia gli spettri e gli spiriti come posseduti dal diavolo: il diffondersi di questa teoria fa assumere al vampiro l'immagine di un posseduto dal demonio. Ciò non fa che rafforzare l'impiego di oggetti sacri (acqua santa, croci, ecc.).
· Sempre nel 1581 Peter Stubbe è accusato di essere un licantropo.
· 1597: Giacomo VI di Scozia fa un chiaro riferimento ai vampiri nella sua "Demonologia" .

Il vampiro come fenomeno occulto nella storia

Affinché si possa condurre uno studio scevro di pregiudizi circa i vampiri, è innanzitutto necessario spazzare via dalla propria mente il concetto che essi facciano parte di antiche superstizioni o che siano nati dalla fantasia degli scrittori. I vampiri sono sempre esistiti ed esistono tuttora. Già all'interno di necropoli preistoriche sono stati rinvenuti cadaveri che recano delle pietre piantate nel corpo, ciò fa supporre la credenza in quei popoli che taluni individui potessero tornare dall'aldilà qualora non venissero uccisi secondo un ben preciso rituale.Che la tradizione dei vampiri tragga origine dalla vita del conte Vlad Tepes (1430-1476), detto l'impalatore, a cui il romanziere Bram Stoker si sarebbe ispirato per la sua opera "Dracula" (1897), rappresenta quindi una grossolana falsità. Su alcune iscrizioni tombali persiane risalenti al 2300 a.C. è raffigurato un uomo che lotta contro un mostro intenzionato a succhiargli il sangue. La stessa tipologia di reperti compare già nel VII secolo a.C. anche in Cina, Assiria, presso i Maya, gli Indiani, i Polinesiani ed anche presso i discendenti dei Vichinghi. Le coincidenze tra le svariate testimonianze di popolazioni così distanti e diverse tra loro per cultura e credenze religiose dovrebbero far riflettere anche quegli studiosi intellettualmente microdotati che di norma affrontano l'argomento negando l'esistenza effettiva del fenomeno.È possibile studiare i vampiri solo se si posseggono le corrette informazioni di matrice occulta riguardanti il corpo astrale e la vita dell'individuo dopo la morte. Si noti per inciso che l'irlandese Bram Stoker, occultista di una certa fama, era affiliato alla Golden Dawn (tale affiliazione è segnalata ne "Il mattino dei maghi", di Pauwels e Bergier), società esoterica di cui fecero parte molti personaggi in vista del tempo, tra cui ricordiamo il poeta simbolista William Butler Yeats, il Gran Maestro Samuel Liddel Mathers (meglio conosciuto come Mc Gregor Mathers), Arthur Machen, Thomas S. Elliot, Algernon Blackwood, Rudyard Kipling... e il noto mago/occultista Aleister Crowley, che negli anni successivi avrebbe riportato in auge la magia cerimoniale.Stoker possedeva dunque il genere di conoscenze indispensabili al fine di trattare l'argomento secondo il rigore delle scienze occulte. Compì inoltre una meticolosa ricerca sulle leggende e le antiche tradizioni popolari, e infine si ispirò alla figura del conte Vlad per ammantare di nobiltà e di storicità il suo personaggio, ma pare che tale conte nulla avesse a che vedere col fenomeno del vampirismo.

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