buongiorno_mondo by mondoglitter.it

Evanescence - Sweet Sacrifice

Evanescence - Lithium

martedì 24 aprile 2007

Miti e Leggende.


L'OLANDESE VOLANTE


Tra tutte le leggende marinare nessuna è più inquietante ed allo stesso tempo affascinante di quella dell'Olandese Volante. La leggenda si basa su una nave realmente esistita, capitanata da un vero lupo di mare, Hendrik Vanderdecker che nell'anno del Signore 1680 fece vela da Amsterdam diretto a Batavia, nelle Indie Olandesi. Per contratto, avrebbe dovuto riportare in patria un carico di merci per conto della compagnia che possedeva la nave, ma Vanderdecker, non senza malizia, aveva stimato di poter acquistare anche altre mercanzie per suo conto, in modo da rivenderle ed arricchirsi senza dover nulla dividere con la compagnia che gli dava lavoro. La nave, secondo la leggenda, fu investita durante la traversata da un formidabile uragano tropicale, ed il capitano tentò ogni possibile manovra per farla procedere. Contro ogni precauzione, il capitano affrontò la tempesta come se si trattasse di una sua sfida personale, anzi, davanti ai suoi ufficiali, giurò che avrebbe sfidato la sorte e doppiato il Capo di Buona Speranza. Ciò provocò il terrore tra i marinai, che ammonirono Vanderdecker per un comportamento che andava contro ogni regola, e che metteva in pericolo la vita di tutti e lo supplicarono, nel nome di Dio, di abbandonare i suoi folli propositi ed attendere il placarsi della tempesta.Nulla, però, poté fermarlo, e la nave, in preda alla furia del mare, fu presto sopraffatta, si spezzò in due tronconi e tutti i suoi occupanti perirono tra i marosi. Per punizione, Vanderdecker fu condannato ad espiare la grave responsabilità della morte di tutto il suo equipaggio governando la sua nave fino al giorno del Giudizio. La leggenda, come si vede, è suggestiva e romantica, ma molti testimoni la prendono davvero sul serio, e giurano che non si tratta, tutto sommato, di una pura e semplice storia da focolare. Nell'anno 1835 il comandante e l'equipaggio di una nave inglese avvistarono, durante un fortunale, un vascello che "…si avvicinava attraverso l'infuriare della tempesta, con tutte le vele spiegate". Il comandante ordinò immediatamente di segnalare la loro presenza, poiché il veliero, a velocità incredibile, si avvicinava alla fiancata, rischiando un rovinoso quanto mortale impatto. Poi, improvvisamente, quando ormai era giunto ad una distanza pericolosamente breve, scomparve nel nulla, lasciando sbigottiti tutti i presenti.Nel 1881, la nave inglese Baccante, un legno di classe mercantile, perse un uomo in mare. Il rapporto ufficiale che fu stilato in merito all'episodio ha dello sconcertante:"Meyers, marinaio, affogato tra i flutti nonostante fosse stato fatto ogni sforzo per porlo in salvo. Caduto in mare dopo aver avvistato un singolare vascello che, sebbene avesse le vele ridotte a brandelli, seguiva la nostra identica rotta fino a portarsi pericolosamente in poppavia."Un altro più "recente" avvistamento dell'Olandese Volante avvenne, a quanto si dice, nel marzo del 1939 sulla spiaggia di Glencairn, in Sudafrica. Il giorno dopo, un giornale locale, riportò la notizia che dozzine di bagnanti avevano osservato la nave e si soffermò sui particolari della visione facendo notare come il vascello avvistato aveva tutte le vele a brandelli e procedeva rapidamente nonostante la completa assenza di venti.Alcuni studiosi, hanno spiegato l'avvistamento collettivo di Glencairn come un miraggio. Ma tuttavia, questa spiegazione non ha suscitato molta convinzione, anche se rientra nel novero delle probabilità, perché sarebbe stato difficile per i bagnanti di Glencairn immaginarsi un veliero del diciassettesimo secolo in maniera così particolareggiata, dal momento che la maggior parte di loro non ne aveva mai visto uno!



LO SPETTRO SENZA TESTA

C'è una classica novella scritta da Washington Irving che s'intitola La leggenda di Sleepy Hollow in cui il protagonista, un precettore, raggiunge un paesino abitato da coloni olandesi, situato in una remota regione americana. I coloni gli raccomandano di evitare di uscire da casa con l'oscurità, perché lo spettro di un mercenario morto durante la rivoluzione si aggira per le strade in groppa ad un possente stallone nero, ed essendo privo della testa, spiccherà tutte quelle che potrà trovare al suo passaggio! Ma il precettore, confidando nella razionalità, più che sul folclore popolare, non seguirà il consiglio, rimanendo vittima del misterioso cavaliere! Questo racconto, introduce a pennello la vicenda di cui parleremo in questo numero. Nel 1860, fu ritrovato da un passante il corpo privo di testa di Lakey, uno dei primi coloni che si erano stabiliti nella cittadina di McLeansboro, nell'Illinois (USA). Egli era stato decapitato con la propria scure, che giaceva ancora conficcata nel ceppo accanto al suo cadavere. Nessuno poté mai spiegare l'efferato delitto, né furono trovati i responsabili. Un giorno, due pescatori di passaggio, si trovarono a guadare il torrente proprio vicino alla strada lungo la quale era stato ucciso Lakey. Erano stati a pescare sul fiume Wabash, e già calava la notte: nel momento in cui giunsero sulla strada maestra, si accorsero di essere stati raggiunti da un terzo cavaliere, che montava un cavallo nero. Fu grande l'orrore che provarono quando si accorsero che tale cavaliere era…privo di testa!Ammutoliti dallo spavento, i due uomini spronarono i cavalli lungo la strada, ma si accorsero che il cavaliere, lungi dall'inseguirli, aveva piegato per il torrente, percorrendolo controcorrente. Rimasero a seguirlo con lo sguardo fino a quando, a causa dell'oscurità, lo persero di vista. Dapprima riluttanti a raccontare l'episodio, per paura di essere additati come visionari, i due pescatori non tardarono a scoprire che altre persone avevano avuto la medesima esperienza. Lo spettro a cavallo percorreva, infatti, sempre la solita pista: fu appurato, da numerose testimonianze, che esso si univa agli uomini a cavallo che percorrevano la strada maestra provenendo da est, poi, improvvisamente, svoltava verso il centro del torrente, scomparendo in un bacino d'acqua al di sotto dello sbarramento.Oggi, un ponte di cemento permette alle automobili di passare sopra lo stesso punto dove un tempo veniva guadato quello che fu presto denominato come il "Lakey's Creek", ma nessun automobilista ha sinora avvistato il fantasma di Lakey…ricomparirà prima o poi? Non lo sappiamo, ma forse è lecito pensare che l'avvento delle automobili abbia un po' sconvolto i suoi programmi!Un cordiale arrivederci al prossimo articolo.


HUMAN LIVING VAMPIRE

Cosa significa HLV? La sigla H.L.V. e' l'abbreviazione di Human Living Vampire, cioe' "vampiro umano vivente". In questa definizione sono racchiuse tutte le caratteristiche principali dell'essere a cui si riferisce: innanzitutto, human (umano) sottolinea il fatto che non si parla di mostri leggendari o esseri immortali dai magnifici poteri, ma di esseri umani pensanti e antropomorfi, simili in tutto e per tutto alla gente comune che si incontra ogni giorno. Living (vivente), ribadisce il concetto che non si tratta di creature non-morte o maledette, ma di viventi, che come gli altri accusano i sintomi della vecchiaia, seguono lo sviluppo fisico nel corso degli anni e sono collegate, in definitiva, all'universo sensoriale e concreto come tutti. Vampires (vampiri) e' infine il termine che evidenzia cio' che contraddistingue questi individui, e ne fa una classe di esseri umani a parte, caratterizzata da esigenze proprie.

Questi soggetti infatti necessitano di assumere l'energia vitale che li sostiene, sotto differenti forme e con differenti metodi, prelevandola dall'esterno, non disponendo di una propria "produzione interna" sufficiente. Un H.L.V. puo' dunque essere considerato un "predatore" di energia, che avverte il bisogno, per il proprio benessere, di incanalare in se' la "forza vitale" altrui.


Caratteristiche generali di un HLV

Il termine H.L.V. (Human Living Vampire) indica una categoria di esseri umani e mortali, che presentano tutti una caratteristica comune: il bisogno di assumere energia da altri ed il malessere avvertito quando questo non e' possibile. Questo bisogno, che si manifesta in forme differenti a seconda dei casi e dei singoli individui (alcuni avvertono disagio psicologico, altri invece manifestano sintomi fisici) prende il nome di "Sete". Non vi sono regole fisse e canoni ben definiti per caratterizzare un H.L.V., ogni singolo vampiro e' differente, con delle peculiarità proprie. E' tuttavia possibile elencare, al di la' della Sete, alcune delle caratteristiche più comuni ai "vampiri": prima fra tutte e' l'avversione per la luce solare.
Spesso, infatti, un H.L.V. riporta scottature o irritazioni a seguito dell'esposizione al sole, e in alcuni casi avverte anche emicrania, nausea, vertigini. La parte generalmente piu' sensibile alla luce di un H.L.V. sono gli occhi, che possono lacrimare, risultare arrossati, irritati o addirittura gonfi in presenza di troppo sole. Un vampiro è in genere molto più attivo durante le ore di buio: molti H.L.V. Sono iper-attivi durante la notte, e non avvertono stanchezza e sonno, che invece sono molto forti durante il giorno. Un altro punto comune a molti vampiri è uno sviluppo al di sopra della media di uno o più sensi: molti H.L.V., ad esempio, possono vedere nettamente meglio di un individuo medio, soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione; altri hanno un udito particolarmente sensibile, e riescono a percepire suoni a frequenze che la maggior parte delle persone non avverte o non distingue. Dal punto di vista psicologico, infine, molti H.L.V. presentano un carattere instabile, con frequenti sbalzi d'umore che li portano ad alternare momenti di profonda depressione ad altri di accesa allegria e vitalità. Le caratteristiche elencate sono solo alcune di quelle presentate dai differenti soggetti, in particolare le più diffuse e comuni; ciò che rende un vampiro tale, tuttavia, e' la Sete: se un individuo non avverte questa necessità , non può essere considerato un "vampiro".


Il risveglio di un HLV

Il termine "risveglio" (o il suo corrispettivo inglese "awakening") viene impiegato per definire quel periodo in cui un H.L.V. si rende conto di essere tale. Il risveglio di un "vampiro", dicono le statistiche, avviene in generale nel periodo della pubertà, ed accompagna lo sviluppo fisico e mentale che segna il passaggio dall'eta' dell'infanzia a quella adulta. Secondo altri pareri invece, il periodo in cui un H.L.V. si risveglia e' soggettivo, variabile da persona a persona sia come collocazione temporale che come durata; sarebbe infatti influenzato dall'ambiente, dalle amicizie e dai molti fattori che accompagnano lo sviluppo mentale e sociale dell'individuo. Ma come inizia il risveglio, e quali sono i fattori che lo stimolano? Molti "vampiri" non sanno dare una risposta a questa domanda; il risveglio inizia come un processo silenzioso, spesso senza motivo apparente, senza un fattore scatenante. Molti H.L.V. raccontano di aver sempre sentito una diversita', di aver sempre in qualche modo saputo di non essere completamente "umani", ma ammettono di non poter fornire una motivazione esauriente a questa consapevolezza. Molti altri affermano invece che, lentamente, il fastidio provocato dal sole, l'aumento di attività durante le ore notturne ed il desiderio di nutrirsi di sangue siano comparsi a cambiare la loro esistenza diurna ed assolutamente "normale".Questi due approcci estremamente differenti alla presa di coscienza della propria natura, così come anche tutti gli altri percorsi intermedi a questi tramite cui ogni "vampiro" arriva a comprendere, riconoscere ed accettare la propria natura, sono accomunati da un percorso psicologico molto simile, che potrebbe essere suddiviso in due parti successive.
Nella prima, il "vampiro" appena risvegliato cerca di raccogliere piu' informazioni possibile riguardo se stesso e le proprie caratteristiche, informarsi su tutto e tutti e prendere pieno possesso delle particolarità che lo contraddistinguono. Psicologicamente, questo primo momento e' molo confuso per molti: eccitazione per la nuova scoperta, un senso di indecisione e incredulità, insicurezza e domande a non finire convivono.Proprio per questo, nella fase iniziale sarebbe molto utile la guida di un H.L.V. esperto, un mentore che possa dare spiegazioni e consigli basati sulla propria esperienza e rendere il passaggio meno traumatico.
Mentre la prima parte del risveglio vede il "vampiro" molo concentrato su se stesso e sullo studio della propria natura basandosi sulle esperienze in prima persona, la seconda parte del risveglio porta gli H.L.V. ad orientarsi molto più verso l'esterno: si inizia infatti ad avvertire il bisogno di conoscere altri vampiri, di intrattenere confronti e scambi, di radunarsi. Si avverte il desiderio di poter parlare della propria natura con un proprio simile, si fa più forte il desiderio di sapere di non essere soli. I sintomi di vampirismo mostrati al momento del risveglio, spesso tendono ad accentuarsi e farsi più sensibili con il passare del tempo, ma e' anche vero che, come molti H.L.V. affermano, divengono meglio mascherabili e gestibili con l'esperienza e l'abitudine, entrando a far parte della quotidianità.Volutamente, nella definizione del termine risveglio che apre questo breve testo, e' stato utilizzato il termine "periodo" e non "istante", poiché è profonda convinzione che il prendere coscienza della propria natura richieda tempo, e che possa spesso addirittura rivelarsi un processo di apprendimento senza fine, con cui addentrarsi sempre più nel proprio essere tramite nuove esperienze e conoscenze. Ma se è possibile stabilire un termine simbolico a questa fase, che non ne segni l'interruzione definitiva, ma il suo progressivo mutare d'orientamento e trasformarsi in qualcosa di differente, esso sarebbe proprio da ricercare in questo sfumare nell'abitudine e nella quotidianità, in questa accettazione del "vampirismo" e delle necessità che esso comporta come parte integrante della propria esistenza e di se stessi.

La sindrome di Renfield

Spesso la condizione di un HLV e di una persona sofferente della sindrome di Renfield vengono confusi, sia da chi osserva i due fenomeni esternamente, sia da chi li sperimenta. Questo articolo si propone dunque di spiegare brevemente in cosa consista la sindrome di Renfield e sottolineare i punti salienti che la differenziano nettamente dal vampirismo vero. La sindrome di Renfield, descritta per la prima volta dallo psicologo Richard Noll, si sviluppa nella maggior parte dei casi attraverso tre fasi:

-inizialmente, di solito durante l'infanzia, viene praticato l' auto-vampirismo. Chi ne e' affetto cioè si infligge ferite per poterne bere del sangue, il cui sapore e la cui visione provocano piacere; dopo la pubertà la pratica viene spesso accompagnata da masturbazione.

-La seconda fase della malattia, vede invece svilupparsi nel soggetto la zoofagia: il desiderio, cioè, di cibarsi di animali, in particolare di berne il sangue. Il malato, in una buona percentuale di casi, accompagna i propri gesti con pratiche sessuali.

-La fase conclusiva della sindrome infine, porta chi ne e' affetto a desiderare sangue umano; il malato puo' procurarselo con il consenso della vittima, ma in alcuni casi si verifica ricorso a violenza e, all'estremo, addirittura omicidio. La componente sessuale associata al sangue è molto forte nella maggioranza dei casi; inoltre si possono verificare anche associazioni di orientamento più spirituale, che identificano nel sangue una fonte di vita e potere. La maggioranza dei soggetti colpiti dalla sindrome di Renfield sono di sesso maschile, e sviluppano la malattia a causa di un forte trauma subito in genere nell'età infantile. Esistono molti elementi che differenziano un HLV da una persona soggetta alla sindrome descritta sopra: innanzitutto, molti HLV affermano di non essere in alcun modo sessualmente eccitati nei momenti in cui ottengono sangue. Bere sangue porta piacere, ma nessun HLV trova questa sensazione assimilabile a quella data da un rapporto sessuale; piuttosto molti la esemplificano paragonandola quella provata quando, avendo molta fame, si assaggiano i primi bocconi di cibo. Più che uno stimolante, il sangue per un HLV sembra essere un qualcosa che calmi un bisogno dunque. Oltre a questo, la maggioranza dei HLV non si nutre di sangue animale, e non attraversa la fase di zoofagia. Alcuni affermano inoltre di non aver mai attraversato nemmeno la fase di auto-vampirismo, non trovano alcuna attrattiva nel proprio sangue; molti altri invece, pur desiderando il sangue di un donatore, ricorrono alla pratica dell'auto-vampirismo quando non e' possibile ottenerne, solo come ultimo e temporaneo ripiego. Mentre nella sindrome di Renfield, però, le fasi sono successive, e dunque irreversibili, molti HLV testimoniano un'oscillazione tra le due, assumendo sangue proprio solo casi estremi. La sindrome di Renfield colpisce principalmente soggetti maschili, mentre all'interno degli HLV non vi e' la dominanza netta di uno dei due sessi.

Nessun commento: