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lunedì 2 aprile 2007

Mitologia antica... Bestiario...


BESTIARIO...

Un bestiario, o bestiarum, è un compendio che descrive gli animali, o bestie. Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali ed immaginari) accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia.
Altre raccolte, simili per l'impostazione ma di diverso argomento, sono riscontrabili nei lapidari (che raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e negli erbari (spesso a carattere medico, descrivevano le virtù delle piante).


"Tutte le cose in questo mondo sono nate dalle menti degli uomini, e dal momento che tutti gli uomini erano folli, esse erano creature folli, che follemente correvano..."



VAMPIRI:

I vampiri sono, forse, le creature della notte che più ci affascinano.
Sono esseri umani che dopo il morso di un altro nosferatu diventano anche essi dei "succhia-sangue".
Famosi per il loro fascino irresistibile, una sola occhiata e ne rimani ammaliato, dotati di una forza eccezionale, riescono a muoversi molto velocemente, sono estremamente agili e possono trasformarsi in pipistrelli, in lupi, in ratti (si crede anche che abbiano il potere di controllare queste creature) e in nebbia, alcuni di loro riescono anche a leggere nel pensiero e a volare.
Si dice che siano capaci di ipnotizzare gli esseri umani per poterli poi sfruttare per i loro scopi.
Sono riconoscibili secondo la leggenda dal pallore cadaverico e dai palmi delle mani pelosi.
I prezzi che devono pagare per l'immortalità e per i loro poteri sono: la sete di sangue (a cui non possono sfuggire), il non poter più nè vivere alla luce del sole nè vedere la propria immagine riflessa (non possono specchiarsi).
I modi per sconfiggerli sono molti: un paletto di legno di frassino nel cuore, la decapitazione, portarli alla luce del sole, bruciarli, tenerli sommersi nell'acqua corrente di fiume o torrente (l'acqua che scorre simboleggia la vita ), bagnarli con l'acqua santa, infilargli dell'aglio in bocca, sparargli in testa o nel cuore con pallottole d'argento consacrato (quello con cui si fanno i crocefissi) oppure rubargli la bara e tenerla nascosta fino all'alba.
I vampiri devono dormire nelle proprie bare con una manciata di terra del luogo in cui sono stati seppelliti.
Il vampiro è tipico delle zone europee dell'Est tipo ex-Jugoslavia, Romania, Ungheria.
Il Vampiro più celebre è senza dubbio il conte Dracula, il cui nome si può tradurre "figlio del demonio", è una figura tipica del folklore rumeno ma reso celebre dalla mano dello scrittore Bram Stoker che pubblicò nel 1897 il romanzo "Dracula" da cui sono stati tratti numerosi film. La figura che ispirò questo principe delle tenebre è probabilmente Vlad Tepes, un signore della Valacchia (regione della Transilvania), vissuto nel quindicesimo secolo e famigerato per la sua crudeltà nelle guerre con i Turchi e per il suo comportamento con i subordinati, veniva chiamato "l'impalatore" perché si diceva che conficcasse nel cuore dei nemici un palo di legno e che dopo le battaglie facesse un bagno nel sangue...
Il suo castello fu distrutto nel 1462 dalle armate turche.


LICANTROPI:

Il termine licantropo deriva dal greco (lukus=lupo + anthropos=uomo) ed è proprio dalla Grecia antica che ha origine il mito del "lupo mannaro". Un antico re greco, Lycan, aveva recato offesa al padre degli dei, Zeus, così fu condannato a un'esistenza da lupo anche se conservò alcune caratteristiche umane.
Nel corso dei secoli gli "uomini-lupo" si spostarono, infatti l'area dove più sono diffuse le loro leggende è la zona dell'Ungheria e della Boemia.
Intorno al quindicesimo secolo molti uomini furono accusati di licantropia, quindi condannati al rogo.
Tanta paura verso i mannari deriva dalla naturale avversione per il lupo che in tempi antichi era considerato un messaggero del male, visto che uccideva animali d'allevamento e,anche se raramente, uomini.
Secondo la leggenda la trasformazione da uomo in licantropo avviene solamente nelle notti di plenilunio per poi riprendere le sembianze umane al sorgere del sole (oggi si crede che anche nel giorno antecedente la luna piena ed in quello sequente il licantropo prenda la forma di lupo, anche se la sua forza è minore rispetto a quando c'è la vera e propria luna piena).
Il licantropo è dotato di velocità e forza molto superiori a quelle umane, però quando è in sembianze di lupo è soggetto ad una irrefrenabile brama di carne e molte storie raccontano che aggredisce uomini,donne e bambini azzannandoli alla gola per poi sventrarli e cibarsi delle loro carni.
Il lupo mannaro può essere ucciso quando è nella sua forma umana (è scritto che i lupi mannari possono essere anche donne e bambini), ma, sotto metamorfosi, solo l'argento può eliminarlo.
Oggi ci sono varie spiegazioni per l'esistenza degli uomini lupo. Una malattia genetica, la "ipertricosi", provoca su tutto il corpo una crescita di peli molto vistosa ad eccezione dei palmi delle mani, il gene che causa questa malattia è stato battezzato "gene del lupo mannaro". Un'altra malattia dai sintomi simili alla licantropia è la "Porfiria" che causa agli occhi un'estrema sensibilità alla luce e l'arrossamento delle unghie e dei denti. Infine oggi la "licantropia" è da alcuni considerata una malattia psichica a causa della quale l'ammalato è convinto di trasformarsi in lupo nelle notti di luna piena.


MINOTAURI:

Il Minotauro è un essere metà-uomo e metà-toro.
La leggenda narra che al tempo dei greci sull'isola di Creta vivesse il re Minosse che, per avere il favore degli Dei, sacrificava ogni anno un toro al dio Poseidone. Un anno però il toro destinato al sacrificio aveva il manto bianco ed era magnifico. Il re, affascinato dalla sua bellezza, lo risparmiò e uccise al suo posto un toro di minor pregio. Quando Poseidone venne a saperlo si adirò e per punire il re fece innamorare Pasifea, moglie di Minosse, del toro. Dalla loro unione nacque il Minotauro, un essere deforme umano solo per metà e per l'altra metà toro. Il Minotauro venne rinchiuso in un labirinto e nutrito con carne umana.
Venne poi ucciso da Teseo aiutato da Arianna, figlia di Minosse.


CHIMERA:

La Chimera: creatura mitologica, raffigurata con testa di leone, corpo di capra e un serpente al posto della coda. Secondo la leggenda era figlia di Echidna, donna serpente, e del mostro infernale Tifone e “sorella” del guardiano degli inferi Cerbero. Fu uccisa da Bellerofonte con l’aiuto di diversi dei e del mitico cavallo alato Pegaso.
La Chimera compare spesso in incisioni medievali come personificazione delle forze sataniche. Nell’ antichità compariva anche in diversi stemmi di città come Corinto e Cizico. L’interpretazione più razionale del simbolo di questo triplice essere è come quintessenza dei pericoli della terra e del mare, soprattutto degli impeti del sottosuolo, quali esplosioni vulcaniche e terremoti.
Un'altra interpretazione del simbolo della Chimera è che rappresenti tre parti dell’anno: Il leone rappresenterebbe la primavera, la capra l’estate e il serpente l’inverno.
Per concludere, nel linguaggio odierno è simbolo di illusioni e utopie: << E’ solo una chimera >>


ARPIE:

Arpie: creature crudeli e sadiche. Sono descritte alate con testa, busto e braccia di donna e il resto del corpo di uccello rapace. Nelle credenze popolari erano portatrici della vendetta divina.
Originariamente divinità bellissime, vennero poi rappresentate come vecchie dai seni cadenti. Le Arpie, chiamate Aello ("tempesta"), Celeno ("oscura”), Podarge ("piè veloce") e Ocipete ("colei che vola rapida") erano figlie di Taumante, figlio di Ponto (il mare) e di Elettra (figlia del titano Oceano). Nei miti le Arpie sono conosciute soprattutto per un episodio della storia di Giasone e degli argonauti. Durante il viaggio verso la Tracia orientale, gli argonauti incontrarono Fineo, reso cieco dagli dei per la sua abilità nelle profezie e perseguitato da due Arpie che gli impedivano di mangiare, ghermendo il cibo dalla sua tavola o insudiciandolo. Fineo chiese a Giasone, prima di aiutarlo nella ricerca del vello d'oro, di liberarlo dalle Arpie: fu così che Zete e Calaide, figli alati di Borea, il vento del Nord, costrinsero le Arpie a volare lontano, al di là del mare. Compaiono anche nell’Eneide (3°libro), nella Divina Commedia di Dante (che le colloca nella selva dei suicidi, libro 13° dell’Inferno ) e nell’Orlando Furioso di Ariosto.

GORGONI:

Gorgoni (dal gr: gorgos = spaventoso) terribili mostri della mitologia antica, figlie del dio marino Forco e della sua sposa e sorella Ceto (di conseguenza sorelle della triade delle Graie: Enio, Dino e Pefredo) . Raffigurate come orribili mostri alati, ricoperte di scaglie dorate, con l’assai nota capigliatura di serpi, lunghe zanne affilate che gli uscivano della bocca e la lingua penzolante.
Esse si chiamavano Steno, Curiale e Medusa e vivevano sulla riva più lontana dell'Oceano Occidentale; per gli abitanti dell’area orientale del Mediterraneo, personificavano i pericoli che riserva l’Occidente ancora ampiamente ignoto. Steno e Curiale erano immortali mentre la loro sorella Medusa era mortale. La visione di questa terza sorella provocava i un essere umano una sensazione d’orrore fortissima che lo tramutava all’istante di pietra. Medusa viene uccisa dall’eroe Perseo che la riuscì a decapitare usando il proprio scudo come uno specchio, così riuscì ad evitare di guardare direttamente la gorgone.
L’immagine d’un volto di Gorgone viene utilizzato in Grecia come simbolo intimidatorio ed adorna, più tardi, anche lo scudo rotondo e leggero della Dea Atena.


SIRENE:

Le sirene hanno avuto molto spazio nella mitologia e nelle leggende antiche; è stato supposto che la loro origine derivi dai troppo superstiziosi e fantasiosi marinari dell'antichità che durante i lunghi viaggi per mare avvistarono un raro animale marino, probabilmente il dugongo, e da questo incontro essi abbiano ricavato balordaggini su creature mostruose e maligne, divoratrici d'uomini. Il mito delle sirene risale alla civiltà greca e seconda la sua mitologia le sirene nacquero da tre gocce di sangue di Acheloo, versate alla sua morte per mano di Eracle. Le sirene erano esseri volanti con testa di fanciulla, simili alle Arpie, che con il loro irresistibile canto attiravano i marinai verso le loro isole rocciose e li facevano naufragare. Poi, nei secoli, da esseri alati, divennero metà pesce e metà donna. Per lungo tempo le sirene sono state considerate esseri malevoli, portatrici di disgrazie; esse rappresentavano il binomio "inganno-morte" per via del loro canto ammaliatore che soggiogava chiunque lo udisse, che ritornava però in pieno possesso delle proprie facoltà mentali se riusciva ad allontanarsi a sufficienza.
Il più noto riferimento alle sirene è sicuramente quello tratto dall'Odissea, quando la maga Circe avverte Ulisse, re d'Itaca, del pericolo che le sirene rappresentano con il loro canto ammaliatore e gli suggerisce di tappare le orecchie dei marinai con della cera. Ulisse, se vuole ascoltare questo canto, deve farsi legare saldamente all'albero della nave, ordinando ai marinai di non slegarlo, qualsiasi cosa egli dica o ordini loro. Grazie a questo mezzo Ulisse riesce a sentire il canto, pur scampando il pericolo.
Col passare del tempo le sirene cominciano ad assumere caratteri più positivi. Nel folklore europeo le sirene sono raffigurate come creature di straordinaria bellezza, completamente prive dell'originario carattere predatorio, anche se, dotate comunque di un fascino magnetico.
Sarebbe molto più facile liquidare l'intera faccenda attribuendo alle fantasie di marinai visionari tutte le leggende che parlano delle donne metà pesce e metà umane. Ma restano comunque delle coincidenze curiose, riscontrabili tra popolazioni e culture molto diverse e lontane fra loro, per esempio in Indonesia esiste una storia legata a Putri duyung (la principessa dugongo), in Giappone abbiamo i Kappas, che sono strani esseri con piedi e mani pinnate, nella mitologia della Mesopotamia si parla di esseri anfibi, i cosiddetti Oannes e addirittura in Africa più specificatamente in Kenia si parla di una misteriosa "regina del mare". Difficile indagare sui motivi storici e culturali che hanno fatto fiorire in così tanti paesi leggende riguardo al popolo degli abissi. Il mito delle sirene, come molti altri, è destinato a rimane un mistero.


BASILISCO:

Il basilisco è un essere nato dalla commistione di diversi animali, di fatti questa nota creatura possiede il corpo di un serpente alato mentre le zampe anteriori e la testa sono quelle di un gallo. Le "armi" micidiali di questo creatura sono il suo sguardo capace d'uccidere ed il fiato velenoso. Il nome basilisco deriva probabilmente dalla parola greca basileus che significa "re", di fatti il basilisco è noto come sovrano dei serpenti e secondo gli antichi viveva tra la Libia e l'Egitto ricavando dalle grotte e dai sotterranei di quei loghi, tane sicure. Secondo la leggenda il basilisco nasce quando un vecchio gallo deponeva un uovo e questo veniva covato o da un serpente oppure da un rospo velenoso. L'unico modo per sconfiggere il basilisco è utilizzare le sue stesse micidiali arti contro di lui, quindi far si che la creatura posi lo sguardo su di uno specchio, si dice anche che per sua natura sia sensibile agli attacchi delle donnole.


UNICORNI:

Creatura mitica nata dalle ricerche dello studioso greco Ctesia (400 a.C.). Egli dichiarò di avere scoperto un animale fantastico con un unico corno sulla fronte dalle incredibili proprietà terapeutiche. In realtà Ctesia si riferiva al rinoceronte e non al candido cavallo cornuto che noi tutti conosciamo come Unicorno(=Liocorno), ma l'ignoranza della plebe e il passare della notizia di bocca in bocca fecero diventare la storia dell'unicorno un famosissimo mito...
Nel medioevo erano in molti a cercare la leggendaria creatura dal candido manto, purtroppo però non era un essere facile da catturare. Si raccontava che era capace di usare il suo corno come una spada e uscire indenne da una, anche altissima, caduta usando sempre il suo fantastico corno per l'atterraggio.
L'Unicorno è sempre stato simbolo di forza ma soprattutto di purezza e per questo l'unico modo per catturarlo (almeno così si racconta) era quello di utilizzare una vergine dall'animo puro, infatti l'animale, vedendo la fanciulla, si sarebbe avvicinato per poi addormentarsi sul suo grembo. In verità non esiste nessuna prova reale di una cattura effettuata con successo, fatto sta che però nel medioevo si credeva ciecamente nell'esistenza dell'unicorno.
Nella cristianità l'unicorno è utilizzato come simbolo del concepimento di Gesù Cristo da parte della Vergine Maria, ma anche della sua successiva morte sul crocifisso.
Vi è anche una leggenda cristiana sull'Unicorno: alcuni animali assetati vagano in cerca di una sorgente dove abbeverarsi, ma quando la trovano scoprono che l'acqua è putrida ed avvelenata e quindi non la si può bere . Ormai stremati dall'accecante sete sembrano darsi per vinti, quando ad un tratto spunta dalla boscaglia una creatura magnifica col candido manto che sembra risplendere di luce propria, è l'Unicorno. L'essere fatato si avvicina alla fonte e immerge il suo lungo corno nell'acqua stagnante, facendo il segno della croce sulla superficie dell'acqua che come per incanto ritorna ad essere pura e limpida. In questo modo tutti gli animali assetati si salvano e la creatura si dilegua nel bosco...


FENICE:

Leggendario uccello dalla forma d'airone, la sua denominazione deriva da una parola greca che vuol dire "rosso" (fuoco).
Molti la descrivono come un volatile dalle piume variopinte, altri invece affermano che le sue piume sono d'oro.
Sulla Fenice, come su molti altri animali epici, ci sono svariate opinioni contrastanti... Per alcuni la fenice si nutre solo della rugiada mattutina, per altri si nutre di incenso, mirra e cinnamomo.
All'origine di questa leggenda c'è l'uccello Benhu che veniva venerato nel antico Egitto ed era considerato la prima creatura del mondo che poi si era impersonificata nel dio sole: Ra.
Nella mitologia greca e romana la Fenice simboleggia l'immortalità e la rinascita, mentre in quella orientale, in particolare in quella cinese, è simbolo di potere, integrità, lealtà, onestà e giustizia.
Nel Medioevo l'uccello che risorge dalle proprie ceneri, diventa parte della simbologia cristiana rappresentando la morte, la Rinascita e la vita eterna, in particolare la resurrezione di Gesù dopo tre giorni dalla sua morte.
Riguardo la questione delle ceneri, in molti dicono che la fenice, quando sente l'arrivo della morte, raccoglie molti rami secchi e pezzi di corteccia e li accatasta (la pira funebre) e li brucia per combustione spontanea.
Da qui nascono due diverse ipotesi: 1) la Fenice rinasce dalle proprie ceneri impiumata e fragile, ma dopo tre giorni spicca di nuovo il volo e questo fatto si ripete ogni 500 anni; 2) La Fenice muore, ma nelle sue ceneri c'è un suo uovo che dopo poco si schiude lasciando volare una splendida Fenice, in questo caso il leggendario uccello vive per 1000 anni per poi ripetere lo stesso rituale...


GRIFONE:

Il Grifone è un famoso animale fantastico per metà leone e per metà aquila: il corpo è di leone ma gli artigli, il volto e le ali sono di aquila.
Nasce nelle leggende orientali dalla creatura mistica assira K'rub.
In oriente credevano che fosse il dominatore delle due sfere vitali: la Terra (per il corpo di leone) e l' Aria (per le ali di aquila).
In Grecia invece era abbinato alla vigilanza costante. Nella mitologia era la cavalcatura del Dio del Sole Apollo e sorvegliava l'oro degli Iperborei nell'estremo Nord. Fu usato anche per simboleggiare la Dea della vendetta, Nemesi.
Più tardi cambiò molto di significato, infatti ai tempi di Alessandro Magno arrivò a simboleggiare la Superbia.
Nel Cristianesimo rappresenta in un primo tempo Satana poi, grazie a Dante, il grifone ritorna dalla parte "positiva", infatti il poeta lo descrive come essere dalla doppia natura divina ed umana come Gesù Cristo e questo perché il grifone domina sia la Terra che l'Aria. E' anche simbolo del Sole, tipico dei due animali che lo compongono.
Infine, rafforzando la sua immagine benigna, il grifone viene disegnato come nemico dei serpenti e dei basilischi, incarnazioni di demoni infernali



PEGASO:

Pegaso: un animale fantastico molto noto. Si tratta del famoso candido cavallo alato che secondo la mitologia greca era figlio di Poseidone, dio del mare, e della gorgone Medusa. Pegaso uscì dal collo di Medusa quando essa fu uccisa dall'eroe Perseo e nel luogo della nascita del magico destriero sgorgò una fonte, poi chiamata Ippocrene. Un animale dal pessimo carattere, considerato indomabile, al quale però non si arrese Bellerofonte, principe di Corinto: consigliato da un veggente trascorse una notte nel tempio della dea Atena e nel sonno la dea gli apparve con in mano una briglia d'oro grazie alla quale avrebbe potuto catturare Pegaso. Al risveglio Bellerofonte trovò la briglia accanto a sé e senza difficoltà catturò il cavallo alato. Pegaso si rivelò di grande aiuto per Bellerofonte nelle avventure contro le Amazzoni e la Chimera, ma quando l'eroe volle raggiungere gli dei in cima al monte Olimpo, il candido cavallo lo disarcionò, lasciandolo vagare sconsolato e detestato dagli dei. Pegaso trovò rifugio nelle stalle olimpiche e si mise al servizio di Zeus, recandogli i tuoni e i lampi.
Viene descritto come un cavallo dal candido manto con enormi ali da rapace sul dorso. Simbolo di vitalità e forza intrecciate assieme e con la capacità di svincolarsi dal peso della vita terrena. Nell’età moderna viene utilizzato per simboleggiare l’ispirazione poetica.


NINFE:

Le ninfe creature misteriose che da sempre fanno parte della mitologia.
Tutte le descrizioni giunte a noi, che deferisco fra loro per pochi particolari, le raffigurano come fanciulle dall’ineguagliabile bellezza, diafane e leggere, di solito nude o vestite con tuniche inconsistenti, adornate di ghirlande fiorite sui capelli; spesso nel atto del ballo e del canto e nel pettinarsi i lunghi capelli, si racconta inoltre che amano filare e tessere sulle sponde dei fiumi. Sono divinità minori che personificavano le forze della natura e per questo sono spesso ritratte nelle vicinanze di monti, di grotte, di sorgenti, di boschi e di specchi d'acqua, di fiumi e del mare.
Per la loro numerosità sono state divise in diverse categorie: le driadi e amadriadi che erano le ninfe dei boschi, ogni driade nasceva con un albero da custodire e viveva nell'albero stesso (nel qual caso era detta amadriade), oppure nelle sue immediate vicinanze. .. Poiché la driade moriva quando il suo albero veniva abbattuto; le oreadi ninfe delle montagne e delle grotte di cui fanno parte due altre sotto-categorie: le napee , ninfe delle valli, e le alseidi , ninfe delle boscaglie; le nereidi , ninfe del mar Mediterraneo, vivevano nelle profondità marine, ma spesso salivano in superficie per aiutare marinai e viaggiatori, cavalcando delfini e altri animali marini (la più nota di esse è sicuramente Teti madre del eroe greco Achille); le oceanine erano le ninfe dell’oceano (una di esse era Calipso); le naiadi le ninfe delle sorgenti, dei fiumi e dei laghi. Dotate di facoltà guaritrici e profetiche, erano considerate le nutrici della vegetazione e del bestiame. Di esse si conoscono anche delle sotto-categorie: le potameidi, ninfe dei fiumi, le pegee , ninfe delle fonti, e le limnad i, ninfe delle acque stagnanti. Meno antiche e forse anche meno veritiere sono anche: le Esperidi le tre ninfe che custodivano l’albero delle mele d’oro nel poema che racconta le 12 fatiche di Ercole; e le Camene le ninfe dell’acqua, non meglio identificate, di cui si sa che possedessero il dono della profezia.

Sebbene le ninfe siano da considerare delle creature fantastiche benevole agli uomini ( in più di un poema le si descrivono come generatrici e allevatrici di eroi) hanno anche loro dei lati oscuri che non devono essere trascurati. Infatti in più di un occasione hanno portato alla morte giovani sciocchi a causa della loro bellezza sconvolgente. Gli uomini, infatti, attratti della fascino delle ninfe, per loro rinunciavano facilmente alla loro vita per poterle seguire fin nella loro dimora (dove un uomo si perdeva e lì restava prigioniero in uno stato di felicità imposta senza poter più formulare un pensiero di ritorno nella propria casa) e se avveniva che qualcuno riuscisse a fuggire, costui non viveva mai a lungo poiché chi incontra lo sguardo di una ninfa non può più vivere lontano da esso.


IPPOGRIFO:

L’ippogrifo è una creatura nata nella mitologia greco-romana, esso viene rappresentato come una animale mezzo uccello mezzo cavallo: zampe posteriori e corpo di cavallo, testa, collo, ali e zampe anteriori d’aquila o di avvoltoio.
In araldica è rappresentato come una bestia per metà aquila e per metà cavallo.
Quest’essere è divenuto noto grazie al poema di Ludovico Ariosto “L’Orlando Furioso”, infatti, la storia narra che Orlando si innamori fino alla follia di Angelica, ma non è corrisposto. Allora il suo più caro amico Astolfo parte alla ricerca del senno dell'eroe. Da prima si reca da San Giovanni, in Paradiso, poi sulla Luna. Ma per raggiungere questo luogo ha bisogno di una cavalcatura adeguata al impresa e qui entra in scena l’ippogrifo che lo scorterà fino a raggiungere il nostro satellite. L'idea del connubio tra grifone e cavallo si trovava già nelle Bucoliche di Virgilio, in un passo che considerava questo incrocio come qualcosa di impossibile e assurdo, visto il leggendario odio tra i due animali. L'Ariosto, al contrario, crede che proprio da questo connubio sia nato l'ippogrifo ed infatti scrive:"Iungentur iam grypes equis": da oggi i grifoni si uniranno ai cavalli (Egloga VIII, 27). Nel poema dell’Ariosto l'ippogrifo trae elementi sia dalla figura di Pegaso che da quella del grifone, un incrocio tra leone e aquila.


DRAGHI:

Il drago è senza dubbio l'animale mitico per eccellenza, la sua origine si perde nei meandri della storia dell'uomo. Essi compaiono nelle leggende d'ogni popolo, orientale od occidentale, ma con concezioni notevolmente discordi. In Europa i draghi erano simbolo di lotta, di violenza e di guerra, portatori di distruzione e morte. Inoltre con l'avvento del monoteismo cristiano divennero la personificazione del Maligno. Al contrario in Oriente il drago è visto come una creatura benefica. Nei paesi asiatici il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o addirittura sotterranea, acquatica, aerea e aver perfino familiarità con il fuoco.
La sua forma varia da paese a paese, solitamente ha l'aspetto di un enorme serpente, oppure somiglia ad un dinosauro, con quattro zampe e ali da pipistrello. Normalmente era descritto con il corpo pieno di squame protettive, capace di produrre potenti e devastanti fiammate e di volare grazie a grandi e robuste ali. Il drago ha un carattere tellurico, in altre parole è spesso descritto come un abitante del sotto suolo, di grotte e luoghi nascosti. Questa sua caratteristica si comprende meglio osservando le sue più usuali funzioni: custode di segreti ancestrali e di luoghi inaccessibili, padrone di tesori e di tecnologie note a lui solo. Oltre a ciò, in molte leggende d'origini differenti si narra delle prodigiose caratteristiche curative delle ossa o dei denti di drago alla pari con il magico corno dell'unicorno.
Nel mondo greco il mostro Tifone era un drago terribile che fu sconfitto da Zeus, l'unico che aveva osato sfidarlo. Egli riuscì a schiacciare il mostro con un enorme macigno, ma si racconta, inoltre, che il drago sopravisse rimanendo, però, intrappolato e spesso preso dalla rabbia e dalla frustrazione emettesse potenti ruggiti accompagnati da enormi fiammate che uscivano dalla terra bruciando tutto quello che incontravano, così nacque il vulcano Etna. Analizzando questa leggenda ci si rende conto che contiene molti aspetti di un mito mesopotamico molto più antico, cioè la storia di Marduk che sconfisse Tiamat. Tiamat, una dragonessa, era la sposa di Apsu, spirito dell'aria e dell'acqua; dalla loro unione nacquero gli Dei, uno di essi un giorno uccise il padre. Per vendetta Tiamat generò un'orda di mostri per uccidere tutti i suoi figli ingrati. L'eroe Marduk, scelto dagli Dei riuscì ad ucciderla dopo una durissima battaglia. Tornando al mito greco, Echidna sposa del mostro Tifone, era una donna affascinante che però aveva la metà inferiore del corpo a forma di serpente. Dopo la morte del marito per mano di Zeus essa scateno sulla terra la sua mostruosa progenie (fra cui idra, cerbero,scilla e la chimera).
Ci si rende quindi conto dell'enorme contaminazione fra una leggenda e l'altra, ed è quindi difficile ignorare queste cronache che ci pervengono da tempi e luoghi diversi, ma che sono entrambe finalizzate a diffondere nella propria cultura la credenza dell'esistenza di creature mitiche, come i draghi, non è forse presuntoso da parte nostra decretare la totale infondatezza e assurdità di queste leggende?… Se siano realmente sopravissuti dalla preistoria enormi rettili che hanno terrorizzato l'umanità noi non lo possiamo sapere o accertare, ma anche analizzando la nostra cultura occidentale ci derivano una serie di racconti narranti la storia d'eroici cavalieri (San Giorgio, san Silvestro, san Gregorio, san Marcello ecc...) le cui gesta causavano immancabilmente la scomparsa di un membro della razza dei draghi, non dovremmo quindi dare il beneficio del dubbio a tutto questo insieme di narrazioni? Infondo non si dice che una leggenda ha sempre un fondo di verità…


CENTAURI:

I Centauri: esseri biformi, la parte inferiore del corpo di cavallo mentre il busto possiede forma umana. L'origine di queste creatura è interpretata come ricordo dei primi popoli a cavallo provenienti dalle steppe dell'Asia meridionale, che terrorizzavano le popolazioni indigene a cui non era noto l'utilizzo di destrieri. Una simile reazione ai cavalieri ci è nota anche per quanto riguarda la conquista spagnola ai danni delle popolazioni del Nuovo Mondo, i quali descrissero i conquistadores come creature metà bestie e metà umane.
Il centauro simboleggiò inizialmente la capacità di sopraffare i propri istinti, di fatti è la parte umana a limitare i tratti animali. In epoca medievale questa creatura venne invece legata all'idea dell'eretico, il centauro rappresenta l'uomo incapace di elevarsi al di sopra della propri natura animale, e veniva utilizzato anche per personificare la superbia del peccatore. E' giusto ricordare che il centauro fu anche noto come figura positiva e saggia grazie a Chirone: centauro che fu maestro d'Achille e Giasone ed anche famoso medico dalle grandi doti. Venne ucciso accidentalmente da una freccia avvelenato di Ercole, ma visto la saggezza della creatura ed il suo valore fu accolto in cielo come segno zodiacale.


GOLEM:

Il Golem è un essere artificialmente, ed il suo creatore è l'unico a cui questo creatura da ascolto ed obbedisce. Il golem deriva dalla cultura ebraica, nella cui lingua l'appellativo di quest'essere significa embrione, qualcosa di non ancora completo. Una leggenda praghese racconta di un rabbino che assieme ad un suo allievo ed ad un suo familiare riuscì a dare vita ad un golem. Secondo sempre la tradizione ebraica per donare la vita a uno di questi giganti era necessario girare intorno in senso orario per 462 volte alla materia prima che li costituiva, in questo caso argilla, ma poteva essere anche legno, ferro, pietra a cui si dava solitamente forma umana. In seguito gli si incideva sulla fronte la parola ebraica emeth(verità) oppure gli si infilava in bocca uno foglio su cui vi era scritto il nome impronunciabile di Dio. Purtroppo per il rabbino il golem, da lui creato, rilevò due tendenze pericolose: cresceva in forza e in voglia d'indipendenza. Il rabbino fu costretto a togliere la vita al suo schiavo quando questi dimostrò in modo sempre più evidente la propria brama di libertà. Questa leggenda è nota con due differenti fini, nella prima il rabbino rubo la forza vitale del golem estraendo dalla sua bocca il foglietto su cui vi era scritto il nome di Dio, e poi rinchiuse l'involucro senza vita nei sotterranei della sinagoga. Nell'altro caso il rabbino cancellò dalla fronte della creatura la lettera "E" tramutando così la parola emeth(verità) in meth(morte), e nel preciso istante in cui lo fece la creatura d'argilla si disintegrò, schiacciando il suo creatore. Nella odierna tradizione fantasy i golem possono essere creati da coloro che possiedono conoscenze alchemiche e/o poteri magici, partendo da diversi materiali e più questi sono duri e resistenti più la forza di queste creature è elevata.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

mia cara
il tuo blog mi piace molto e anche tu.
Io sono di torino ma sono quasi sempre a roma!
anch'io ho la passione per l' informatica ma purtroppo nn ci so fare come te, altrimenti il mio blog sarebbe migliore.
comunque ti mando l' indirizzo
http://alllienaa.splinder.com/
E' bruttino e anche gli argomenti forse non sono di tuo gusto ma mi farebbe piacere se mi scrivessi qualcosA X FARMI SAPERE CHE HAI VISTO QUESTO.
ciao
aliena.doc

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny